In superficie possiamo oggi ammirare lo scorrere delle acque nei tre Navigli, ovvero Naviglio Grande e Naviglio di Pavia, nonché il Naviglio Martesana, ma quest’ultimo solo fino all’incrocio tra Via Tirano e Via Melchiorre Gioia, in faccia alla storica “Cassina de Pomm”.
Delle centinaia di canali minori, rogge, roggette e teste di fontanili, oggi rimane ben poco. L’ingegnere Felice Poggi, “inventore”, per così dire, della moderna rete fognaria nonché del Civico Acquedotto, scrive che alla data del 1888 scorrevano nel centro storico di Milano 156,6 chilometri di canali. Secondo i nostri calcoli, seppure indicativi, pensiamo che nell’area oggi occupata dalla metropoli scorressero, tra il XVIII e il XIX secolo, all’incirca 400 chilometri di canali, quasi tutti a cielo aperto.
Per dare un’idea del patrimonio idraulico dell’antica città si sono scelte sei “vie d’acqua”. Oggi non sono visibili in superficie, ma rimangono letteralmente sotto il tessuto urbano. Esse sono rappresentate da un fiume, dalle rogge alimentate da teste di fontanili, nonché da un paio di canalizzazioni alimentate dall’acqua del Fiume Adda. A queste si sono unite tre “camere d’ispezione fognarie”, sotterranee, tra le più rappresentative dal punto di vista architettonico ed ingegneristico.
Abbiamo quindi visibili nella mappa d’insieme una porzione di tracciato d’ogni canale e le tre aree sotto le quali esistono i manufatti fognari.
Milano: la “Venezia della pianura lombarda”?
Siamo tentati di pensare che un tempo la Città di Milano avesse un aspetto simile a Venezia. In ogni caso ancora oggi la si può definire una “città d’acque”. A molti milanesi, e non solo a loro, questa affermazione potrebbe sembrare un azzardo, per non dire una fantasia.
Alcuni diranno che un tempo, quando ancora i canali con le loro darsene e le numerose rogge erano alla luce del sole, alcuni quartieri meneghini potevano assomigliare in qualche modo alla città lagunare. Ma oggi l’aspetto di Milano è mutato e il paragone non è più possibile.
Ad esempio, dalla progressiva copertura dei Navigli è passato a malapena un secolo e quelli che sopravvivono in superficie sono pochi canali, rispetto a quelli di un tempo. Ma anche questi pochi chilometri superstiti regalano ai milanesi e ai turisti grandi suggestioni: basti pensare alla Darsena, al Naviglio Grande con la Roggia dei Lavandai, al Naviglio di Pavia e al Naviglio Martesana. Abbiamo interi isolati che si specchiano nei corsi d’acqua ed hanno acquisito nel tempo una forte connotazione, tant’è che richiamano a risiedervi anche numerosi stranieri, affascinati dallo “scorrer d’acqua”.
La nostra città è ancora oggi un dedalo di rogge e canali sotterranei. Sarà il compito di queste schede raccontare la città dal punto di vista ipogeo. E capirete che Milano è ancora oggi una città di acque.