All’inizio del XIX secolo, Milano presentava un fitto reticolo di canali sotterranei. Erano stati creati nel corso dei secoli grazie all’attività dei cittadini che cercavano di convogliare verso la città gran parte delle acque provenienti dal territorio circostante. Il loro obiettivo consisteva nell’ottenere la più ampia disponibilità di acqua per diversi usi e scopi, garantendo lo sviluppo economico della città e il benessere degli abitanti.
I canali, che scorrevano per lo più a cielo aperto, avevano condizionato la struttura stessa della città e raccoglievano gran parte degli scarichi provenienti dagli edifici esistenti.
Per questo motivo si decise di progettare e realizzare una rete di canali sotterranei, i quali dovevano rispondere all’esigenza di risanamento del reticolo idrico superficiale che tuttavia costituiva una pesante interferenza per lo sviluppo e la posa dei nuovi condotti.
Per tale motivo, il Progetto per la fognatura generale della città venne preceduto da un attento rilievo del reticolo esistente come potete osservare in questa tavola dove, oltre alla precisa ubicazione dei canali, sono indicate anche le quote del terreno, del pelo dell’acqua e del fondo di scorrimento degli alvei.
Sulla base di questa rilevazione, all’interno del territorio cittadino interessato dal Piano Regolatore Beruto (2.650 ettari) esistevano ben 124 canali con uno sviluppo complessivo di circa156,6 chilometri.